«Una volta che il tuo corpo è stato manipolato per il beneficio o il guadagno di altre persone, diventa frutta marcia. E mentre gli altri hanno della frutta buonissima, la tua è piena di ammaccature perché è stata toccata, non è più buona. Questa sensazione me la sono portata addosso per molto tempo, ma strapparmi di dosso quella maschera e poterne finalmente parlare mi ha liberata».
A raccontare gli abusi subiti è proprio Bella Thorne, 25 anni e 25 milioni di followers su Instagram. Capelli rosso fuoco, pelle diafana e occhi brillanti. È esattamente come dicono: ironica, accattivante, diretta. Un nome originale e una personalità densa che racchiude un mondo immenso e sfaccettato. Ha qualcosa di profondamente autentico e un’energia contagiosa. Balzata alle cronache negli ultimi anni per la sua sessualità ambivalente e la lunga storia d’amore con Benji Mascolo, finita – come sostiene lui – per colpa dei soldi e OnlyFans, Bella non sembra esserne scalfita, anzi, non perde occasione per sfoggiare sull’anulare sinistro l’enorme anello con diamante taglio smeraldo da oltre 10 carati, regalatole dall’attuale fidanzato, il produttore. Mark Emms. L’ex reginetta Disney arriva sul red carpet di Taormina in jeans chiari e T-shirt del Padrino. E a chi le fa notare che in una terra martoriata dalla mafia, quella maglia con quell’immagine stona, si ferma un istante e risponde: «Oh, è un omaggio al film di Coppola». Bella dosa bene le parole, prende tempo: sa bene cosa dire e cosa non dire. Paint her red è il titolo del suo primo cortometraggio da regista. Atmosfere cupe, a tratti surreali, dove il sangue rappresenta la rinascita. Una storia di abusi, quelli che lei stessa ha denunciato e subìto fino a 14 anni. Bella, infatti, nel 2018 ha dichiarato di aver subito violenza sessuale tra le mura domestiche. Un corto che si allontana dall’immagine a cui siamo abituati a vederla. E nel raccontare quella storia il poco imbarazzo viene tradito dal gesticolare nervoso delle mani. E il racconto apre la porta a pochi, intimi, flashback.
Paint her red è un viaggio nell’universo femminile. Il personaggio che emerge è quello di una diva del cinema avvolta in atmosfere cupe e, sullo sfondo, un uomo. Quanto c’è di autobiografico?
«Ci sono parti della mia vita. Racconto tante donne in diversi momenti, e questo per mostrare al pubblico che ciò che narro non è la storia di un’unica donna, ma sono tutte loro.»
Il sesso è presente in gran parte dei suoi lavori. Come mai è così importante?
«Non importa cosa scrivo, se sia la scena di un film o altro: l’argomento sesso ci finisce sempre perché è una cosa a cui penso costantemente. Che cosa potremo fare meglio? Cercare di insegnare al pubblico più giovane tutto quello che si può perché non sempre è facile parlarne con le ragazze che stanno diventando adulte. Ed è importante che se ne parli.»
A proposito di potere. Lei rappresenta il women’s power. Come risponde alle accuse che le ha rivolto il suo ex fidanzato Benjamin Mascolo, (per tutti Benji), ovvero che la vostra relazione è finita per colpa dei soldi?
«Preferisco non rispondere, parliamo di Taormina e del mio nuovo lavoro.»
Si è presentata a Taormina indossando la maglia del Padrino. Perché?
«È stato solo un omaggio al film di Coppola.»
Lei è attrice, regista e sceneggiatrice. Le viene bene tutto. Ma quale ruolo le si addice di più?
«La recitazione. Nel fare regia c’è una parte emotiva, ma ci sono tanti aspetti tecnici da curare. La recitazione, invece, dipende quasi esclusivamente dall’aspetto emotivo, ed è davvero difficile lasciarsi andare e mantenere, per tutto il tempo, quel personaggio nella testa. Devi essere pronta a farti plasmare:nel mio corto a modellare sono stata io e questo mi ha reso tutto un po’ più semplice.»
Il suo corto è una costante metafora. Trovo che il momento in cui l’uomo si strappa la maschera e dentro appare la protagonista, abbia un significato molto forte, profondo.
«È vero. Quest’immagine nasce dal mio passato, dall’essere stata abusata nella vita, fisicamente e sessualmente. Quello che ho scritto corrisponde esattamente a quello che ho provato. Una volta che il tuo corpo è stato manipolato per il beneficio o il guadagno di altri, diventa frutta marcia. E mentre i corpi degli altri producono frutta buonissima, il tuo è pieno di frutta ormai ammaccata perché toccata e non è più buona. Questa sensazione me la sono portata dentro per moltissimo tempo, e strapparmi di dosso quella maschera e poterne finalmente parlare in prima persona, nell’esatto momento in cui è la mia voce a dirlo e non più quella del regista-sceneggiatore Oren Moverman, (voce narrante del corto), è stata la mia liberazione. Nasciamo immersi nel sangue e moriamo in esso. Il sangue diventa una sorta di rinascita. Bisogna scavare a fondo per far fuoriuscire le cose che teniamo radicate dentro. Tornare indietro diventa l’unica strada per rigenerarsi.»
Perché il titolo:“Paint her red?”
«Perché adoro la canzone “Painted black” dei Rolling Stones e quando ho visto la protagonista del corto coperta di rosso ci ho pensato. Da qui il titolo: Paint her red, ovvero dipingila di rosso.»
Angela Failla
© Intervista pubblicata su Diva e Donna, n.28 – 18 luglio 2023 pag. 50/52