Anna Valle torna al cinema con “L’età imperfetta”

«Quello che sta succedendo alle mie colleghe è qualcosa che va approfondito, affrontato e condannato. Non bisogna tapparsi gli occhi davanti alle situazioni che le donne vivono ogni giorno. La denuncia è fondamentale e gli abusi subiti, non solo nel campo lavorativo ma anche in quello familiare, vanno sempre denunciati».

 

Anna Valle commenta così i casi di molestie, portati di recente alla ribalta da molte sue colleghe, e che da giorni ricoprono le prime pagine dei giornali con il caso Weinstein. Pelle diafana, bellezza mediterranea e un’eleganza innata, Miss Italia nel 1995 e una delle maggiori attrici di successo del cinema italiano, Anna Valle ritorna nelle sale cinematografiche, dopo ben nove anni di assenza ne “L’età imperfetta”, un film diretto dal marito Ulisse Lendaro, dove lei veste i panni di una insegnante di danza. «Non è stato facile, perché la danza non è solo una disciplina ma soprattutto uno stile di vita». Un lungometraggio intenso e accattivante con un ottimo cast e una trama convincente. E pensare che Anna Valle da bambina voleva fare l’astronauta…

Nel film L’età imperfetta interpreta una maestra di danza. Il regista è Ulisse Lendaro, suo marito. E’ stato difficile essere diretta da lui?

«Essere diretta da Ulisse è stato strano, almeno all’inizio, ma è anche stata un’esperienza assolutamente positiva perché non c’era soltanto il confronto, ma veri e propri scambi di opinione. Poi le scelte, ovviamente, sono sempre state sue perché è lui il regista.»

Come lo ha conosciuto?

«Ci siamo conosciuti al teatro olimpico di Vicenza, dove stavo girando con una compagnia nella quale c’era una delle ragazze che aveva lavorato con lui e che ci ha presentati. Tra l’altro abbiamo co-prodotto, tanti anni fa, un film. Dopo di che ci siamo conosciuti in maniera più approfondita e da lì è scoccata la scintilla.»

C’è un aneddoto divertente sul set?

«Diciamo che è stato un set molto particolare, di aneddoti ce ne sono tanti. Ulisse si è fatto male parecchie volte sul set. So che non è una cosa divertente, ma a raccontarla poi lo diventa, almeno per me.»

Mi racconta il suo personaggio, Serena?

«Serena è un’insegnante di danza che sembra quasi vivere all’interno della sala prove, in una dimensione dove c’è spazio soltanto per la danza. Nel film non viene raccontato molto del suo personaggio, della sua vita privata, ma nel momento in cui il suo privato viene in qualche modo esposto, lei lo difenderà con molta aggressività, anche nei confronti di una delle sue allieve preferite che poi è anche la protagonista del film.»

Quanto c’è di lei in questo personaggio?

«Non mi riconosco molto in questo personaggio. Forse abbiamo in comune solo la disciplina, l’autodisciplina e la passione, caratteristiche che Serena ha e che sento di avere anch’io.»

Dalla Sicilia a Miss Italia, al set e a tante fiction di successo. E’ stata più fortuna, bravura o determinazione?

«Sicuramente la fortuna la fa da padrone, nel senso che puoi metterci tutta la determinazione e la passione che vuoi ma se non hai quel pizzico di fortuna il più delle volte non arrivi dove vorresti.  Però bisogna dire che la passione è la spinta fondamentale e lo slancio per fare questo lavoro.»

C’è un ruolo che vorrebbe interpretare e che ancora non le hanno proposto?

«Vorrei recitare in una commedia, mi piacerebbe interpretare un ruolo comico accanto ad un bravo comico dal quale apprendere delle cose.»

Sarà a breve a teatro?

«Sto lavorando per mettere in piedi un progetto teatrale. E’ ancora tutto work in progress, penso che ne parlerà per la stagione 2018.»

Interpreta spesso ruoli in cui la donna ha un ruolo centrale. A seguito dei tanti casi di femminicio e delle recenti accuse di violenza mosse dalle sue colleghe, cosa si può fare per parlarne di più?

«Questa è una bella domanda. Non è così semplice riuscire a trovare una risposta giusta. Sicuramente, oltre a continuare a parlarne, bisognerebbe domandarsi perché non se ne parla abbastanza. Non bisogna tapparsi gli occhi davanti alle situazioni che le donne vivono ogni giorno. Perché la denuncia è fondamentale. Gli abusi che le donne subiscono, non solo nel campo lavorativo ma anche in quello familiare, vanno sempre denunciate, già dalle prime avvisaglie. Mi capita spesso di vedere in Tv un programma che racconta casi di cronaca di donne che vengono uccise e aggredite in modo pesante dai proprio uomini, gli stessi che magari hanno appena lasciato. E anche le persone che stanno intorno a queste donne dovrebbero interessarsi di più e capire cosa sta succedendo. Tantissime dinamiche sono le stesse, si riscontra una certa regolarità, non è mai un caso isolato. L’attenzione, in queste cose, potrebbe fare la differenza.»

Come affronta i periodi bui della sua vita?

«Ci sono sempre periodi non belli o particolarmente difficili. Per esempio, rifacendomi al film L’Età imperfetta, è soprattutto nell’adolescenza che si vivono periodi non piacevoli. La cosa che forse posso dire è che, a parte le persone che ti stanno accanto, è quello che riesci a trovare in te stesso a fare la differenza. Perché il motore parte sempre da te.»

Fiorello lo chiama arancino, lei?

«Arancino, senza dubbio.»

© Intervista pubblicata sul settimanale Visto Tv